Bilirubina
Bilirubina, un pigmento giallo bruno della bile, secreto dal fegato nei vertebrati, che dà ai prodotti solidi di rifiuto (feci) il loro colore caratteristico. Viene prodotta nelle cellule del midollo osseo e nel fegato come prodotto finale della degradazione delle cellule rosse del sangue (emoglobina). La quantità di bilirubina prodotta è direttamente correlata alla quantità di cellule del sangue distrutte. Vengono prodotti da 0,5 a 2 grammi al giorno. Non ha alcuna funzione nota e può essere tossica per il cervello del feto.
La bilirubina nel flusso sanguigno è di solito in uno stato libero, o non coniugato; è attaccata all’albumina, una proteina, quando viene trasportata. Una volta nel fegato si coniuga con l’acido glucuronico fatto dallo zucchero glucosio. Viene poi concentrata a circa 1.000 volte la forza che si trova nel plasma sanguigno. Molta bilirubina lascia il fegato e passa alla cistifellea, dove viene ulteriormente concentrata e mescolata con gli altri costituenti della bile. I calcoli biliari possono avere origine dalla bilirubina, e alcuni batteri possono infettare la cistifellea e cambiare la bilirubina coniugata in bilirubina libera e acido. Il calcio della bilirubina liberata può depositarsi sotto forma di calcoli pigmentati, che alla fine possono bloccare il passaggio (dotto biliare comune) tra il fegato, la cistifellea e l’intestino tenue. Quando si verifica il blocco, la bilirubina coniugata viene assorbita nel flusso sanguigno e la pelle diventa di colore giallo (vedi ittero).
Normalmente, la bilirubina coniugata passa dalla cistifellea o dal fegato nell’intestino. Lì, viene ridotta dai batteri a mesobilirubinogeno e urobilinogeno. Una parte dell’urobilinogeno viene riassorbita nel sangue; il resto torna al fegato o viene espulso dal corpo nelle urine e nelle feci. Negli esseri umani, si ritiene che la bilirubina non sia coniugata finché non raggiunge il fegato. Nei cani, nelle pecore e nei ratti, non c’è bilirubina nel sangue, anche se è presente nel fegato.