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Top Twelve Parables

Nel post precedente, Your Favorite Parable, speravo che molte persone avrebbero risposto con una parabola scelta e le loro riflessioni sul perché hanno scelto le varie parabole che hanno fatto. Ahimè, solo poche persone hanno risposto, il che mi costringe, almeno per come la vedo io, ad offrire non solo la mia parabola preferita, ma una lista di dodici parabole preferite. Stavo pensando ad una lista delle Top Ten Parabole, ma per qualche motivo una lista delle Top Twelve mi sembrava giusta, o forse dovrei dire, “sembrava giusta”. Ecco la mia lista, in ordine crescente – perché è meglio salire che scendere (non è nella Bibbia, ma suona piuttosto dolce, vero?) – con una breve sinossi del perché ho scelto ogni parabola. Sentitevi liberi di partecipare alla discussione qui o su Your Favorite Parable.

12. I talenti (Matteo 25:14-30): Ci ha dato la parola “talento” e Gesù ha sottolineato la necessità di usarli. Significa anche, per quanto sia difficile da vedere a volte, che tutti abbiamo dei talenti.

11. La festa delle nozze (Matteo 22:1-10): Quelli che meno ti aspetti potrebbero essere seduti accanto a te al banchetto di nozze, a meno che noi non ci siamo, avendo perso i nostri posti a causa di impegni per la cena, affari e mancanza di cura.

10. Il seminatore (Marco 4:3-9 o con la spiegazione di Gesù 4:3-20): Adoro le parabole agricole e anche se non seminiamo più con il metodo della diffusione, è facile avere l’idea di mettere radici e crescere o appassire in un terreno roccioso e poco profondo. Almeno lo è per i giardinieri sofferenti.

9. Il grano e le erbacce (Matteo 13:24-30 o con la spiegazione di Gesù 13:36-43): Così facile giudicare, ma così difficile conoscere la verità su una persona. Ho una gioia genuina che Dio sia il giudice (vedi 1. e 2.)

8. Il seme di senape (Marco 4:30-32): Il Regno di Dio è come un seme di senape? Un seme che cresce in un arbusto? Certo, è un grande arbusto, bene, ma un arbusto? Il Regno di Dio non è quello che ti aspetti.

7. Il ricco stolto (Luca 12:13-21): Whoa, whoa, whoa, dillo di nuovo: il denaro non garantisce la salute della mia anima?

6. La pecora smarrita (Luca 15: 3-7): L’idea che ci sia più gioia in cielo per una pecora smarrita tornata sana e salva a casa non smette mai di stupirmi.

5. Pecore e capre (Matteo 25:31-46): Linee guida abbastanza chiare in termini di come trattare chi è nel bisogno con implicazioni altrettanto chiare in termini di risultati di quelle scelte.

4. Manager disonesto (Luca 16:1-9): La trovo una parabola difficile da capire, ma mi piace la sfida che pone: Dio è un Dio di sorprese e il “manager disonesto” sarà lodato quando farà la cosa giusta. Mentre trovo difficile discernere precisamente in cosa consiste la “cosa giusta” in questa parabola, mi conforta sapere che Dio lo sa.

3. Buon Samaritano (Luca 10, 25-37): L’amore di Dio può essere trovato attraverso chiunque in qualsiasi momento, attraverso il più piccolo o il più grande degli atti. La domanda per me non è solo se sono pronto ad “andare e fare altrettanto”, ma se sono pronto a permettere all’odiato samaritano di mostrarmi amore?

2. Figlio prodigo (Luca 15: 11-32): Come ha scritto Michelle Russell nel precedente post sul blog,” mi sono sentito immediatamente accolto e sono arrivato a capire che l’amore di nostro Padre è perfettamente descritto nella persona del padre del Figliol Prodigo. Non solo era pronto a riaccogliermi, ma mi stava aspettando, salutandomi con amore incondizionato – non liquidando la mia assenza, ma celebrando il mio ritorno, e abbracciandomi completamente, che lo meritassi o meno!” Idem per me.

1. Schiavo non misericordioso (Matteo 18:23-35): Non perché lo schiavo impietoso riceve la sua punizione, ma per la natura stravagante e ridicola della misericordia di Dio nel perdonare il nostro debito; come afferma la NJBC1368, “il debito del servo supera le tasse della Siria, della Fenicia, della Giudea e della Samaria”, ma quando implora pietà dicendo che restituirà tutto, Dio lo perdona immediatamente. Questo è il modo in cui Dio ci perdona e questo è il nostro modello di perdono.

John W. Martens

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