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Scisma

Vedi anche: Denominazione cristiana e Separatismo ecclesiastico

Lo sviluppo storico dei principali rami della chiesa dalle loro radici

Le parole scisma e scismatico hanno trovato il loro uso più massiccio nella storia del cristianesimo, per indicare le scissioni all’interno di una chiesa, denominazione o corpo religioso. In questo contesto, “scismatico”, come sostantivo, denota una persona che crea o incita lo scisma in una chiesa o una persona che è membro di una chiesa scissionista; come aggettivo, “scismatico” si riferisce a idee e attività che si pensa portino o costituiscano lo scisma, e in definitiva all’allontanamento da ciò che l’utente della parola considera essere la vera Chiesa cristiana. Queste parole sono state usate per denotare sia il fenomeno della scissione dei gruppi cristiani in generale, sia alcune significative scissioni storiche in particolare.

Si può fare una distinzione tra eresia e scisma. L’eresia è il rifiuto di una dottrina che una Chiesa considerava essenziale. Lo scisma è un rifiuto della comunione con le autorità di una Chiesa, e non ogni rottura della comunione riguarda necessariamente la dottrina, come è chiaro da esempi come lo Scisma d’Occidente e la rottura della comunione che esisteva tra il Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli e l’Arcivescovo Christodoulos di Atene nel 2004. Tuttavia, quando per qualsiasi ragione le persone si ritirano dalla comunione, possono risultare due entità ecclesiastiche distinte, ognuna delle quali, o almeno alcuni suoi membri, possono poi accusare l’altra o le altre di eresia.

Nel diritto canonico della Chiesa Cattolica Romana, un atto di scisma, come un atto di apostasia o di eresia, porta automaticamente la pena della scomunica sull’individuo che lo commette. Come dichiarato nel canone 1312 §1 1° del Codice di Diritto Canonico del 1983, questa pena è intesa come medicinale, in modo da portare alla restaurazione dell’unità. La teologia cattolica romana considera gli scismatici formali al di fuori della Chiesa, intendendo per “scismatici formali” “persone che, conoscendo la vera natura della Chiesa, hanno personalmente e deliberatamente commesso il peccato di scisma”. Diversa è la situazione, per esempio, di coloro che sono stati educati fin dall’infanzia all’interno di un gruppo non in piena comunione con Roma, ma che hanno una fede ortodossa: questi sono considerati imperfettamente, anche se non pienamente, membri della Chiesa. Questa visione sfumata si applica soprattutto alle Chiese del cristianesimo orientale, più in particolare ancora alla Chiesa ortodossa orientale.

Il primo Concilio di Nicea (325 d.C.) distinse tra scisma ed eresia. Dichiarò eretici gli insegnamenti ariani e non trinitari ed escluse i loro aderenti dalla Chiesa. Affrontò anche lo scisma tra Pietro di Alessandria e Melezio di Licopoli, considerando il loro litigio come una questione di disciplina, non di fede.

Le divisioni che arrivarono al culmine nei concili di Efeso (A.D. 431) e Calcedonia (A.D. 451) furono viste come questioni di eresia, non semplicemente di scisma. Così la Chiesa Ortodossa Orientale e l’Ortodossia Orientale si considerano reciprocamente eretiche, non ortodosse, a causa del rifiuto della Chiesa Ortodossa Orientale e dell’accettazione della Chiesa Ortodossa Orientale della Confessione di Calcedonia sulle due nature (umana e divina) di Cristo. Tuttavia, questo punto di vista è stato sfidato nella recente discussione ecumenica tra questi due gruppi, classificando la questione di Calcedonia come una questione di scisma, non di eresia.

Nella sua forma estesa e finale (probabilmente derivata dal Primo Concilio di Costantinopoli nel 381, anche se conosciuta solo dagli Atti del Concilio di Calcedonia settant’anni dopo), ciò che è comunemente chiamato il Credo Niceno dichiara la fede nella Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica. Alcuni che accettano questo credo credono di dover essere uniti in una sola Chiesa o in un gruppo di Chiese in comunione tra loro. Altri che accettano questo credo credono che esso non parli di un’organizzazione visibile ma di tutti i battezzati che hanno la fede cristiana, indicati come “cristianità”. Alcune chiese si considerano la Chiesa Una, Santa Cattolica e Apostolica. Per esempio, la Chiesa cattolica romana rivendica questo titolo e considera la Chiesa ortodossa orientale in scisma, mentre la Chiesa ortodossa orientale rivendica anch’essa questo titolo e ritiene che la Chiesa cattolica sia scismatica. Alcune Chiese protestanti credono di rappresentare anche l’Unica Santa Chiesa Cattolica e Apostolica e considerano le Chiese Cattolica e Ortodossa in errore, mentre altre non si aspettano un’unione di tutte le chiese cristiane sulla terra.

I gruppi protestanti, privi delle strutture di autorità tradizionali più forti del cattolicesimo romano o dell’ortodossia orientale, e spesso lacerati da divisioni politico-nazionali (talvolta derivanti dal cuius regio, eius religio), mostrano un alto grado di fissità, che gli sforzi ecumenici possono solo intensificare.

Gli scismi si sono verificati con particolare frequenza tra gli anabattisti, al punto che le divisioni su dettagli anche minimi di dottrina e teologia sono comuni e gli studiosi hanno soprannominato il fenomeno Täuferkrankheit o “La malattia anabattista”. Enfatizzando l’appartenenza completamente volontaria alla chiesa, e senza un’autorità stabilita o una struttura gerarchica, gli anabattisti, specialmente i mennoniti, hanno sperimentato decine di scismi, che hanno portato alla creazione di decine di varie chiese mennonite non affiliate.

Un’attuale disputa con un rischio riconosciuto di scisma per la Comunione anglicana riguarda le risposte all’omosessualità.

Nel 2018 l’Ortodossia orientale ha subito uno scisma, lo scisma Mosca-Costantinopoli del 2018 tra la sede primaziale dell’Ortodossia orientale, il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e la Chiesa ortodossa russa sulla questione della concessione dell’autocefalia di Costantinopoli alla Chiesa ortodossa di Ucraina.

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